Il tumore alla mammella è il più diagnosticato tra le donne di età superiore ai 35 anni con circa 50.000 nuovi casi all’anno nel nostro paese [1]. In Italia la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è stimata intorno all’87%[2]. La prevenzione ed uno screening adeguato attraverso la mammografia e coadiuvato dall’ecografia hanno permesso di incrementare la sopravvivenza[2].
Qual è la gestione terapeutica del tumore alla mammella?
Una volta diagnosticata la presenza del tumore della mammella il paziente andrà incontro ad una chirurgia radicale o conservativa e in un secondo momento a seconda della stadiazione istologica e dell’aggressività potrà essere sottoposto a radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia, terapia biologica ed in molti casi ad una combinazione di esse[3].
Quali sono le conseguenze del trattamento chirurgico e medico?
I trattamenti a cui il paziente viene sottoposto non sono esenti da complicanze. Tra queste abbiamo il dolore (di origine post chirurgico, chemioterapico, neuropatico), la limitazione funzionale dell’arto superiore omolaterale, il linfedema secondario, l’alterazione posturale, l’astenia e vari disturbi della sfera psicologica[4].
Quali sono gli obiettivi della riabilitazione?
Gli obiettivi che la riabilitazione si pone sono quelli di migliorare la qualità di vita del paziente in un’ottica bio-psico-sociale. In ogni caso, considerata l’eterogeneità della malattia e dei trattamenti a cui il paziente è stato sottoposto, risulta necessario modulare e personalizzare il programma riabilitativo.
Dottore, quale è il suo ruolo nella riabilitazione post mastectomia del tumore alla mammella?
Il mio ruolo è quello di inquadrare il paziente attraverso una attenta valutazione del quadro motorio e funzionale dell’arto superiore, verificare la presenza di dolore e di edemi locali (linfedema), verificare lo stato della cicatrice chirurgica e inquadrare il paziente dal punto di vista medico. E’ durante la visita che riesco a capire in che fase del processo di cura ci troviamo e di quale trattamento il paziente necessiti. Sarà compito mio anche quello di spiegare delle condotte di comportamento da tenere al fine per esempio di non aumentare il dolore o aggravare il linfedema. Il percorso terapeutico proposto dal nostro centro si avvale di professionisti con esperienza certificata nel trattamento di queste patologie che collaborano in equipe ponendo l’utente al centro del progetto.
Che ruolo ha il fisioterapista in questa riabilitazione?
Il fisioterapista si occuperà delle problematiche motorie riguardanti l’arto superiore omolaterale, tratterà il dolore e il linfedema post mastectomia attraverso tecniche manuali di linfodrenaggio, taping linfologico e bendaggio multistrato compressivo.
In collaborazione con il Fisiatra e il tecnico ortopedico parteciperà alla progettazione del tutore elastocompressivo che sarà su misura nella maggior parte dei casi e successivamente aiuterà il paziente nella gestione stessa del tutore. Il Fisioterapista si occuperà anche del trattamento del dolore sia esso di origine miofasciale che neuropatico attraverso tecniche manuali, esercizio terapeutico attivo e elettroterapie antalgiche come le TENS[5]. Qualora non ci fosse una riduzione significativa del dolore potrà confrontarsi con il Medico Fisiatra che provvederà ad impostare la terapia farmacologica più appropriata che ad oggi si avvale principalmente di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e di SNRI come la duloxetina[6].
Quali sono le principali problematiche psicologiche nelle pazienti operate al seno? E come vanno affrontate?
Un numero rappresentativo di pazienti operate al seno presenta problematiche legate alla sfera psicologica come depressione, ansia, stress e disturbi della sfera sessuale. Si trovano davanti ad una trasformazione radicale del proprio corpo e conseguentemente della propria vita: devono ricostruire una nuova e diversa immagine di sé. Compito dello psicologo è quello di accogliere, ascoltare e rimandare empaticamente le emozioni espresse dalla paziente. Attraverso un percorso complesso e molto doloroso, lo psicologo, quindi, accoglierà il “racconto” della paziente ascoltando e rimandando empaticamente le emozioni che scaturiscono dal racconto stesso. Accompagnare, stare nel dolore dell’altro, riformulare risposte mettendo alla luce le possibilità piuttosto che le mancanze, porterà la paziente, piano piano, ad una accettazione dell’accaduto e a una integrazione dell’esperienza dalla quale ripartire per iniziare un nuovo e sereno percorso di vita (accettazione di se stessi e inizio del cambiamento).
Per concludere possiamo dire che le attuali evidenze scientifiche dimostrano come la riabilitazione post-mastectomia sia un percorso valido ed efficace, se svolto in equipe multidisciplinare da personale adeguatamente formato, per migliorare in modo significativo la qualità di vita delle pazienti.
- International Agency For Research On Cancer, Breast Cancer: Estimated Incidence, Mortality and Prevalence Worldwide, World Health Organization 2014
- AIOM. I numeri del cancro in Italia 2016, AIOM-AIRTUM 2016
- NCCN. National Comprehensive Cancer Network Clinical Practice Guidelines Breast Cancer Version 2.2016, National Comprehensive Cancer Network 2016
- Luctkar-Flude M. et al., A comprehensive framework and key guideline recommendations for the provision of evidence-based breast cancer survivorship care within the primary care setting, Family Practice 2015;32(2):129–140
- Hurlow A. et al., Transcutaneous electric nerve stimulation (TENS) for cancer pain in adults, Cochrane Database Syst Rev 2012;14(3):CD006276
- Runowicz C.D. et al., American Cancer Society/American Society of Clinical Oncology
- Breast Cancer Survivorship Care Guideline, CA Cancer J Clin 2016;66(1):43-73.